Il tema della città ideale, si può dire abbia percorso l'intera storia dell'umanità urbanizzata, fin dall'antichità.
Il fine utopico sotteso all'impresa di Babele è condannato dal libro sacro a un catastrofico insuccesso.
In risposta alla crisi della polis, nel V e IV secolo a.C. di fianco ai progetti razionali dell'aríste politeía, la costituzione perfetta, circolavano fantasie di altro tipo legate al mito dell' età dell'oro. Esse rispondevano a bisogni elementari del luogo pubblico cui erano destinate e alla possibilità di immaginazione di condizioni migliori di vita.
La tendenza all'evasione dal quotidiano si esprimevano in due varianti utopiche: il paese della felicità come paese dell'abbondanza, dell'assenza di lavoro, dell'automatismo al cibo, e la "città ideale" come rovesciamento della città reale.
Giungendo nell'epoca dell'Umanesimo rinascimentale, l'aspirazione a forme urbanistiche ideali va ad alimentare un progetto comune, utopistico e irrealizzabile, in cui architetti e artisti del Rinascimento profusero le loro migliori forze creative dando vita, soprattutto nel XVI secolo, a un appassionato dibattito teorico, foriero però di pochissimi esiti concreti.
Nel Rinascimento si ha una rinata centralità della città che, a partire dal Quattrocento, riacquista il ruolo di perimetro e crocevia dell'agire dell'uomo. Nello spazio delimitato della 'città' dovevano idealmente convergere aspirazioni ed esigenze diverse, sia funzionali che estetiche, il cui equilibrio fosse espressione della sensibilità della cultura e della società del tempo.
La funzione ideologica della città stimolò nelle signorie cittadine dell'epoca il desiderio di costruirsi delle città ideali, che celebrassero i caratteri «di novità e artificiosità del nuovo regime politico»
Durante la seconda metà del Quattrocento, si registrarono alcuni episodi di realizzazione di spazi urbani in cui l'organizzazione dello spazio si adattava alle esigenze ideali di funzionalità, equilibrio, ordine razionale, con le quali interpretare e tradurre in pratica le «aspirazioni della perfetta ragione politica», e le funzioni imposte dalle aspirazioni signorili: «di rappresentanza (il palazzo), di difesa (le fortificazioni), di residenza (strutture abitative per i nuovi ceti urbani), di spettacolo (il teatro)».
Elementi fondamentali per raggiungere tale obbiettivo furono l'apertura di nuove prospettive cittadine con realizzazioni, in forme regolari o rettilinee, di strade, ponti, canali e piazze. La volontà signorile imboccò diverse direzioni, dalla progettazione di nuove città all'ampliamento di quelle esistenti, dall'abbellimento della città medievale fino alla sua trasformazione secondo un ordine diverso.
Non mancarono, a questo proposito, esempi di progettazioni di vere e proprie città militari. Fra queste, un esempio significativo dell'architettura militare adattata alla fortificazione della città può essere la città stellata e radiocentrica di Palmanova.
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